Uno studio recente dimostra come la golosità sia legata al possesso di due varianti di un gene che si attiva nel fegato e che regola la voglia di dolci in ogni individuo

di Grace Kadiu

Non sapete rinunciare a caramelle e biscotti in quantità? I dolci sono il vostro punto debole? A tutti quelli che vi accusano di golosità e che già pensano che il Diavolo abbia riservato un posto per voi al girone dei golosi, rispondete che la colpa non è che del vostro fegato…

Secondo uno studio guidato da ricercatori dell’Università di Copenaghen, il portatore di questo vizio capitale è il gene FGF21: si occupa infatti della produzione di un ormone dopo il consumo di alimenti ricchi di zuccheri all’interno del fegato

La ricerca dimostra in particolare che le persone che possiedono due varianti genetiche di FGF21 sono molto più propense a consumare dolci di ogni tipo, dai gelati al cioccolato. Lo studio, tra l’altro, rafforza recenti ricerche secondo cui le preferenze alimentari sarebbe fortemente legate alla presenza di determinate varianti genetiche, come appunto in questo caso

Gli scienziati Matthew Gillum e Niels Grarup sono partiti da ricerche precedenti che avevano già dimostrato come FGF21 regolasse l’assunzione di dolci nei topi e in alcuni primati. Per indagare i possibili effetti sugli esseri umani, i ricercatori si sono basati sullo studio Inter99, che ha censito la salute e gli stili di vita di circa 6500 individui danesi (registrando per esempio le loro abitudini alimentari, ma anche facendo misure più specifiche, come quelle di colesterolo e glucosio) e ordinando secondo una sequenza il gene FGF21 dei partecipanti

Concentrando poi l’attenzione su due varianti del gene che erano già state associate a un aumento nell’assunzione di carboidrati, i ricercatori hanno osservato che le persone che possiedono entrambe le varianti hanno una probabilità di essere assidui consumatori di dolci superiore del 20% rispetto a coloro che non le possiedono. A rafforzare ulteriormente il risultato, gli scienziati hanno anche osservato in un piccolo campione di individui che le concentrazioni di FGF21 nel sangue a digiuno e dopo aver consumato una bevanda molto dolce differiscono in modo significativo tra i golosi e i non golosi

Il prossimo passo nella sviluppo di questa ricerca sarà indubbiamente quello di condurre lo studio su un più ampio numero di persone prese a campione, per capire se e come il comportamento del gene possa differire da individuo a individuo e se la sua azione sia connessa anche a malattie come l’obesità e il diabete. “In questo studio abbiamo ricostruito solo una piccola parte di un grande puzzle”, conclude Grarup