Nessuno si sarebbe mai immaginato che il Giappone avrebbe cambiato la nostra vita, da ciò che mangiamo fino al nostro tempo libero… ma così è stato e questa mostra lo racconta

di Eleonora Dell’Omo e Federica Vona

Oramai in Italia sono ben conosciuti gli anime (cartoni animati giapponesi) e i manga (fumetti giapponesi). Tra i più famosi negli anni ’70 potremmo trovare: Lady Oscar, Lupin III, Heidi, Candy Candy, etc. In questi anni “contemporanei” troviamo Dragonball, Naruto, One Piece, che ad oggi sono divenuti dei bestseller

Quando nei primi anni ’90 arrivarono i manga e gli anime in Italia, ci furono subito polemiche che turbarono il nostro paese, tra queste troviamo: l’essere troppo violenti, espliciti, con una morale sessuale differente da quella cristiana (quindi a volte ambigua e legata allo scintoismo)

Nonostante tutto, a quell’epoca vennero trasmessi e venduti questi prodotti, che oggi sono ormai di fama mondiale, e i fan che collezionano e guardano questi prodotti del Sol Levante furono chiamati Otaku (in giapponese è un termine dispregiativo, che sta a significare una persona la quale non ha una vita sociale)

Per questo Mangasia: Wonderlands of Asian Comics, la mostra che si terrà al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 21 gennaio 2018 è di fatto il primo tentativo su larga scala in Italia di ricostruire l’ordine del processo creativo del fumetto giapponese. Si spera contribuirà finalmente a sradicare molti stereotipi, tra cui quello che i manga siano rivolti ai bambini: in realtà in Giappone i maggiori lettori sono gli adulti

Inoltre è un mercato talmente evoluto e settorializzato da raggiungere qualunque tipo di segmento, dagli shojo, rivolti al pubblico femminile (per esempio Lady Oscar), ai kodomo, dedicati ai bambini (come Doraemon) fino ai gekiga, dedicati a un pubblico decisamente adulto

La mostra infatti non si limita al Giappone, ma allarga il campo alla Corea del Sud e del Nord, all’India, alla Cina, Taiwan, Hong Kong, Indonesia, Malesia, Filippine e Singapore

La mostra è divisa in sei percorsi tematici che mettono a confronto le diverse caratteristiche culturali e storiche dei paesi della regione asiatica:

  • Il primo, intitolato Mappare Mangasia, cerca proprio di analizzare le radici storiche, politiche, religiose
  • Il secondo, Favole e folclore, indaga invece miti e leggende che proprio con i fumetti hanno continuato a mantenere grande popolarità
  • Il terzo percorso, Ricreare e rivisitare il passato, conduce a una ricerca storica del patriottismo e della critica politica attraverso il fumetto, rintracciando i primi esempi di ‘giornalismo grafico
  • Il quarto percorso, Storie e narratori, fa il punto sugli autori: come hanno fatto a diventare fumettisti? Quanto è difficile guadagnarsi da vivere con questo lavoro? Quali sono stati gli autori che hanno rivoluzionato il genere portandolo a trasformarsi in un nuovo tipo di arte che si rivolge a un pubblico di tutte le età con opere di sempre maggiore complessità?
  • Il quinto, dedicato a Censura e sensibilità, tocca i temi più delicati, soprattutto quando si arriva a trattare questioni quali la sessualità. Manga che non hanno destato nessuno scandalo in Giappone per esempio sono diventati un caso in Italia per il loro modo esplicito
  • Il sesto percorso riguarda i Manga multimediali, ovvero come i manga hanno finito per influenzare il cinema, i videogiochi, le serie televisive ma anche il mondo dell’arte

Durante il periodo della mostra, curata dallo scrittore Paul Gravett, saranno organizzati eventi collaterali ed incontri con autori e specialisti del settore. Inoltre saranno presenti opere originali mai state mostrate fuori dal proprio paese d’origine, schizzi e layout fino alle pagine complete