L’11 gennaio del 1999 ci lasciava Fabrizio De André, il poeta dei nostri giorni. Eppure, anche dopo molto tempo, tutto quello che ha scritto resta attuale, tanto da far paura

di Marta Venanzi

“Era intelligente, geniale, allegro, spiritoso, squinternato, un po’ vanitoso, snob: non era triste, come voleva l’immagine pubblica che gli avevano dipinto addosso; era un anarchico, grande poeta”. Così lo descrisse Paolo Villaggio, suo grande amico d’infanzia

Uno dei dettagli più visibili, quando si ascolta qualcuno parlare di Fabrizio De André, è la parola “poeta”. Ma d’altronde nei suoi testi, che ancora ci accompagnano tutti i giorni come una lezione interiore, esprime tutto ciò che c’è da sapere, senza peli sulla lingua ma, soprattutto, racconta storie di tutti, senza alcuna distinzione. A venti anni dalla sua morte è bene che ci si interroghi su quanto il suo “intervento” nel mondo della musica sia stato significativo: con l’ironia, con i racconti di vita che siano a buon fine o un disastro, ha mutato l’opinione pubblica riguardo ogni tipo di concetto, sia politico che umano

Era un ragazzo pigro, che preferiva dedicarsi alle persone che non riuscivano a dire niente, nonostante volessero – gli emarginati, circondati da dolori e mali, senza più speranze .  e raccontarle al mondo. Far capire quanto spesso non ci si focalizzi sui problemi degli altri, principalmente perché non sono i propri. Milioni di denunce lasciate alla portata dell’uomo, come a voler comunicare: “io l’ho detto, ora mi serve il vostro aiuto”. Anche dopo molto tempo, tutto quello che ha scritto resta attuale, tanto da far paura

Non era proprio il modello da seguire dal punto di vista caratteriale: chiuso, silenzioso, circondato da alcool, sigarette e sicuramente non abituato alla vita da borghese, nonostante fosse nato nel ricco quartiere della Foce, a Genova. Non era il suo stile, il suo destino, si sentiva fuori posto. Era figlio della musica, dell’umanità e della protesta. Quante parole, situazioni, poesie, tutte che gridavano una sola cosa: “ascoltate, è importante”

Fabrizio De André se ne è andato l’11 gennaio del 1999 eppure, se si guarda bene, riposa nei cuori di chi ha ancora qualcosa da dire, di chi non si arrende, di chi spera