Le serie tv possano far scattare nei giovani un errato spirito d’emulazione? Quali sono le responsabilità dei media nel diffondere la violenza? Ne parliamo con lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Federico Bianchi di Castelbianco  

di Salvatore Cartelli

Serie TV come “Gomorra” possiedono inevitabilmente la capacità di influenzare negativamente gli spettatori. Questo potere è testimoniato da atti di emulazione, citazioni ed esaltazioni del fenomeno che spesso circolano sui social media.

La domanda che ci dobbiamo porre, pertanto, è questa: il problema degli “emuli di Gomorra” deriva dalla rappresentazione della realtà criminale in quanto tale o dalla spettacolarità del modo in cui essa è rappresentata?

Alle proteste Roberto Saviano, ideatore di “Gomorra”, risponde: “quando ho scritto Gomorra non ho fatto altro che far conoscere ad un pubblico più ampio – più ampio anche delle mie stesse aspettative – un mondo conosciutissimo alla gente che vive nel napoletano e nel casertano: quello della camorra. Qualcuno avrebbe preferito che quella realtà rimanesse conosciuta entro i confini controllati di quel territorio. Non è andata così e le conseguenze sulla mia vita sono ormai note a tutti”.

Ma ancora viene da chiedersi: nel caso in cui fosse il modo in cui è rappresentata la realtà, e non la realtà in sé, ad esaltare alcuni spettatori, le difese di Saviano cadrebbero, rendendo legittime le proteste?

Spesso il cast della serie “Gomorra” ha lanciato appelli sui vari social media esortando i fan a non riprodurre assolutamente i comportamenti mostrati all’interno dell’opera, tuttavia essi si presentano come persone totalmente discostate dai personaggi che interpretano.

Gli spettatori più inclini all’emulazione riescono però ad attuare una scissione tra interprete e personaggio? E se effettivamente questi spettatori tendono a mitizzare i personaggi più che gli interpreti, risulterebbe più efficace una comunicazione diretta da parte dei personaggi della serie? (come esempio di appropriazione del personaggio per trasmettere un messaggio, possiamo citare alcuni recenti post dell’attore Salvatore Esposito, che – sfruttando il timore che incute il proprio personaggio, Gennaro Savastano – ha esortato gli spettatori a non fare dello spoiler per quanto riguarda l’ultima stagione della serie, Gomorra 3)

Su tutti questi interrogativi abbiamo voluto ascoltare l’opinione di uno dei massimi esperti italiani di psicologia dell’età evolutiva, il dottor Federico Bianchi di Castelbianco

Come mai i ragazzi durante l’età evolutiva possono essere così influenzati da personaggi negativi (gangster, serial killer, ecc..)?

Principalmente per due motivi: perché intanto nell’adolescenza è normale che ci sia un esubero di energie, poi perché molti ragazzi arrivano a questa età già un po’ arrabbiati, avviliti, con sentimenti e umori non dei migliori, e quando vedono delle scene, anche di fiction, che danno spazio all’aggressività, alla violenza è come se ricevessero una scarica, che fa sì che ci sia una condivisione con l’atto che vedono sullo schermo

Perché la violenza esercita su di loro un fascino così forte?

I ragazzi sono molto vulnerabili e sensibili a situazioni che si possono risolvere in breve: è come avere una bacchetta magica – sia essa una bacchetta o un cazzotto – che risolva un problema e consenta di vivere meglio. La violenza può sembrare una soluzione immediata e veloce, senza tanta burocrazia, che facilita la vita di tutti

Quale è l’eventuale responsabilità dei media nel rappresentare la realtà in tutti i suoi aspetti, anche (soprattutto) quelli più negativi?

La vera responsabilità non è tanto di rappresentare la realtà, quanto nel fatto che non viene dato il giusto risalto a tutti coloro che invece si impegnano per trovare delle soluzioni e che da queste ne traggono soddisfazione; sembra sempre invece che l’attività dei media nel riportare le cose in negativo sia da intendere come la soluzione ottimale

Che rapporto c’è tra la violenza e la sua rappresentazione? Possiamo considerare davvero “neutra” la spettacolarizzazione del crimine?

La spettacolarizzazione del crimine – quando è veramente molto spettacolare, se lo spettacolo è incredibile – diventa neutra perché diventa distante da noi. Se viene portata all’eccesso, come tale non è avvicinabile da noi, e quindi è la parte che davvero crea meno problemi, non dà luogo a imitazioni o condivisione, al contrario dei piccoli episodi di violenza, che sono invece alla nostra portata

Quale è dunque la possibile alternativa? Davvero la censura, magari anche preventiva?

La censura preventiva è molto difficile: c’è un discorso di età che dovrebbe essere rispettato, però il problema è che non è più possibile, perché oggi con i telefonini tutto ciò che è censurabile viene tranquillamente bypassato. Quindi l’unica attività di prevenzione possibile  è riuscire a indicare ai ragazzi dei percorsi sani, forti, che permettano di vedere delle soddisfazioni e dei risultati più nelle proprie capacità che non in questi atti