Sono passati circa 80 anni dall’evento radiofonico più famoso della Storia e 120 dal romanzo che lo ispirò… Ma fu tutto vero o fu solo una fake news dentro un’altra fake news?

di Francesco Mastrodascio

Il 30 ottobre 1938 fu il giorno del più  grande caso di isteria di massa della storia dei mass-media. In questa giornata di autunno di 80 anni fa una trasmissione radiofonica condotta da Orson Welles fece un adattamento  di un romanzo di fantascienza del 1897 (La guerra dei mondi di Herbert G. Wells), ambientandolo nel presente: durante un programma musicale  della sera furono fatti una serie di comunicati in diretta simili a quelli dei notiziari radiofonici  su un invasione aliena in New Jersey. Molti radioascoltatori – malgrado gli avvisi trasmessi prima e dopo il programma – non si accorsero che si trattava di una finzione, credendo che stesse veramente avvenendo uno sbarco di extraterrestri ostili sul territorio americano

Il problema di questa vicenda  è che questa storia è piena di leggende, fondate per lo più sul sensazionalismo di alcuni media e su studi non attendibili. Infatti, la verità è che non si scatenò il panico, furono poche le persone che seguirono lo show e pochissimi furono coloro che scambiarono la finzione per la realtà. Addirittura, sono stati spesso riportati i seguenti effetti di questo panico: la gente fuggiva qua e là alla rinfusa, gli abitanti delle città in campagna, e viceversa. Le strade erano percorse in piena notte da innumerevoli automobili. Si chiedeva la confessione ai preti. Si verificarono aborti, fratture di braccia e di gambe nel pigia pigia, sincopi; gli ospedali e i centri psichiatrici non sapevano più come assolverea i loro compiti

A Pittsburgh, una donna preferì mettere fine ai suoi giorni piuttosto che essere violentata dai marziani. Nel Sud si pregava sulle pubbliche piazze. Incominciarono, nelle città semi-abbandonate, i saccheggi. Nel New Jersey venne richiamata la Guardia nazionale. Parecchi giorni dopo, se non alcune settimane più tardi, soccorritori della Croce Rossa dovettero andare nel Dakota a convincere delle disgraziate famiglie terrorizzate che potevano far ritorno alle loro case

Al contrario, la realtà ci dice che il panico non fu così ampiamente diffuso né così grave come molti credettero allora o dopo. Nessuno morì di terrore o rimase ucciso nel panico, né vi furono casi di suicidio riconducibili alla trasmissione. Non ci furono file al pronto soccorso né picchi di chiamate alla polizia, se non in aree limitate. Le linee telefoniche di New York e altre città andarono in tilt solo perché l’infrastruttura dell’epoca era primitiva  E l’immagine, diventata un’icona, del contadino col fucile, pronto a sparare agli alieni? Fu allestita ad arte per la rivista Life. Studi e dati raccolti all’epoca confermano il fatto che la trasmissione non ebbe l’impatto che la leggenda vuole farci credere

La vicenda, insomma, fu gonfiata dai giornali, con titoli come “Finta guerra alla radio scatena il terrore in tutti gli Stati Uniti” (Daily News, 31 ottobre 1938), con tanto di foto e dichiarazioni di “vittime” traumatizzate dalla trasmissione. Ma sappiamo che il mito fu fabbricato perché i rilevamenti d’ascolto dell’epoca indicano che il 98% degli ascoltatori era sintonizzato su altri canali all’ora della messa in onda della Guerra dei mondi

Varie emittenti della rete CBS, inoltre, non trasmisero affatto il programma, riducendo il pubblico potenziale. La CBS stessa commissionò un sondaggio il giorno dopo la trasmissione e i dirigenti furono sollevati quando scoprirono che non solo gli ascoltatori erano stati pochi, ma quei pochi avevano capito che si trattava di una parodia

Il mito del panico nazionale crebbe nei decenni successivi sulla base di dati inattendibili: nessuna delle segnalazioni di panico e nella popolazione e di suicidi fu mai confermata. Ci fu soltanto una causa, intentata da un’ascoltatrice, che accusò la CBS di averle causato uno “shock nervoso”, ma l’azione fu respinta

Welles e la CBS non furono mai rimproverati o sanzionati formalmente dalle autorità e i giornali smisero di parlare della vicenda nel giro di pochi giorni. Ma il mito della notte di panico persiste, alimentato dal messaggio di fondo: abbiamo paura che il nostro mondo (reale o culturale) venga invaso da forze sconosciute, e i nuovi media ci spaventano, oggi come allora