Come nasce un manga? Chi è un mangaka? Che cos’è una “scena alpha”? E perché questi fumetti made in Japan hanno conquistato in breve tempo i ragazzi italiani?

di Luis Eduardo Marini

 

Col termine “manga” si intende un fumetto di piccolo formato caratterizzato da diversi stili di disegno e un forte contrasto passionale tra i personaggi.

I primi manga conosciuti sono gli Emaki, dei rotoli di pergamena illustrati creati intorno al periodo Heian (1200 d.C) in India ed esportati in Giappone. Su essi venivano raffigurati per lo più animali antropomorfi come rane e conigli (choju jinbitsu giga). Inoltre intorno allo stesso periodo venne disegnato il primo romanzo moderno, giapponese e non, che prese il nome di “Genji monogatari”.

Il manga come lo conosciamo, però, è nato poco dopo la seconda guerra mondiale: nel 1947 infatti Osamu Tezuka, considerato il padre del manga moderno, crea l’opera “Shin Takarajima” dando via ad un flusso continuo di pagine lette da destra verso sinistra e dall’alto verso il basso.

All’inizio essi erano rivolti ad un pubblico di minori tra gli 8 e i 12 anni, ma col passare del tempo le collane dei manga si sono sempre più evolute fino a specializzarsi in un proprio ambito dedicato ad una determinata fascia d’età, la quale varia a seconda del genere stesso del manga.

Iniziamo col dire che i manga, così come gli anime, non sono solo di provenienza giapponese: esistono in diverse lingue e provengono da differenti paesi del mondo, come America, Corea, Inghilterra e Italia.

La parola manga è composta da due ideogrammi (man e ga) i quali possono essere tradotti come “immagine, disegno, vignetta in movimento”.

Infatti la maggior parte di quelli nipponici, al contrario di quelli americani o italiani, ha uno stile ben preciso e delineato: se ci si fa caso, quando si sfogliano le pagine di un manga, la maggior parte di esse sono immagini di azione e combattimento che possono essere definite come “scene Alpha” e i dialoghi sono molto scarsi.

I manga puntano sulla qualità delle immagini e non sulla quantità di informazioni che può dare un baloon fumettistico.

Un’altra caratteristica dei manga è quella di essere completamente in bianco e nero (salvo alcune eccezioni, come le light novel). Raramente, però, si sente la mancanza del colore: questo è dato dal fatto che le linee, i tratteggi e le sfumature dei disegni sono così ben delineati che è difficile ricordarsi del fatto che essi non abbiano i colori.

Infine, ma non per importanza, il mondo stesso dei manga è governato da quelli che vengono chiamati principi fondamentali. Infatti ciò che viene disegnato nel mondo orientale è diverso da quello raffigurato su carta occidentale: nonostante le trame possano essere fantasy e gli scenari inverosimili, c’è sempre un po’ di caratterizzazione nipponica nel loro mondo (come cicale, draghi, samurai e le divinità giapponesi).

Un altro dei principi fondamentali è sicuramente il fatto che un cattivo, seppur tale, ha i suoi validi motivi per esserlo o ha una parte buona che va in contrasto con la sua parte malvagia.

I fan dei manga, spesso, desiderano anche che i loro manga preferiti siano adattati in una versione animata. La maggior parte delle volte l’opera, o meglio, la trasposizione animata dell’opera, è uguale in tutto e per tutto alla versione cartacea.

Le caratteristiche principali rimangono le stesse: stesso stile di disegno, stessi nomi e carattere dei personaggi, stessa trama e, cosa più importante, le scene d’azione definite precedentemente come “Alpha” sono animate e danno più valore e spessore all’opera originale disegnata su carta.

Al contrario di quanto avviene nel fumetto giapponese, nelle trasposizioni animate o cinematografiche americane, inglesi o italiane la trama e i personaggi possono variare di volta in volta.

Nella versione animata giapponese questo non accade: ciò è dovuto al fatto che, a differenza degli altri, il fumetto giapponese ha delle suddivisioni ben definite. Spieghiamoci meglio.

Tutto parte dal mangaka, colui che crea il manga. Le loro prime opere sono, solitamente, opere amatoriali (chiamate Hentai o Dojinshi, queste ultime raffigurano personaggi già noti, in azioni e comportamenti da adulti).

Dopo aver lavorato a ciò, hanno la possibilità di ottenere un lavoro a tempo pieno in una casa editrice come Jump, Shueisha e Kodansha, e hanno il dovere di produrre un capitolo a settimana. Le case editrici, a loro volta, si prendono il compito di pubblicare i capitoli in un’antologia settimanale dove sono racchiusi diversi capitoli di differenti manga.

Nell’antologia pubblicata, inoltre, c’è una sezione dedicata ai voti: i lettori dei manga hanno la possibilità di votare i migliori capitoli settimanali ed i peggiori. Ciò influisce, anche abbastanza duramente, sul lavoro dell’autore.

Il pubblico, attraverso il voto, ha in mano l’esordio del mangaka e del manga stesso: infatti votando hanno la possibilità di aumentare l’indice di gradimento del manga che, se dovesse essere troppo basso, porterà alla cancellazione di quest’ultimo, mentre se il riscontro dovesse essere alto, porterà alla continua pubblicazione di capitoli finché il mangaka non finirà l’opera.

La cancellazione del manga può avvenire sotto diverse forme: la casa editrice può semplicemente licenziare il mangaka e smettere di pubblicare oppure è il mangaka stesso che può decidere di finire la sua opera in modo prematuro con un taglio netto della trama.

Il manga generalmente è costituito da tankobon, dei volumi spessi dalle 150 alle 200 pagine. Ogni tankobon costituisce una parte della storia: un volume, solitamente, finisce in un modo tale che, se si dovesse venire a creare una trasposizione animata, questa possa coincidere con la fine di un episodio o di più episodi (ci sono casi in cui un tankobon costituisca 3 o 4 episodi di un anime come in “My Hero Academia”).

Per questo la trasposizione animata del manga giapponese spesso è molto più affidabile dei fumetti occidentali: in questi, come già scritto, la storia può cambiare totalmente. Ciò è dovuto al fatto che nei fumetti occidentalizzati si tende ad esagerare con spiegazioni e scene non dando così spazio alla possibilità della trasposizione su schermo.

Infine, ma non per importanza, vorrei scrivere qualche parere raccolto durante alcune interviste con studenti e non: la maggior parte delle persone che leggono manga pensano che essi siano un’ottima fonte d’ispirazione per chi ama sognare e immaginare nella propria testa gli scenari, i personaggi e i loro caratteri. Inoltre il manga è anche un modo per scappare via dai problemi della vita e rifugiarsi in un mondo proprio dove le proprie paure e debolezze non esistono.

Insomma, un manga è un libro che ci ha creduto poco…