Non indugiare sul passato, non sognare il futuro, concentra la mente sul momento presente: a colloquio con la dottoressa Anna Maria Rospo

di Silvia Orani e Jessica Zanini

La nostra redazione ha avuto la possibilità di intervistare la psicologa Anna Maria Rospo, titolare dello Sportello d’Ascolto presso il nostro Istituto scolastico. In tale colloquio è stato possibile comprendere a fondo in cosa consiste questa professione, il trattamento psicologico e le varie metodologie che si sviluppano e differenziano in questo campo.

L’obiettivo dell’ intervista è di vincere la diffidenza dei ragazzi verso questo tipo di analista, così da permettere ad una più ampia platea di persone di avvicinarsi a questa figura professionale per tentare di risolvere le proprie problematiche.

Buongiorno dottoressa, cosa si intende per consulenza psicologica? Quali sono i meccanismi fondamentali? 

Nella consulenza psicologica il soggetto interessato espone un problema del “qui ed ora” (con questo termine si suole indicare la locuzione latina “Hic et nunc” ripreso dal Carpe Diem di Orazio, che esprime “vivi il presente, senza rimanere imprigionato tra passato e futuro”, l’oggi) e d’accordo con il proprio analista si stabilisce un tempo massimo di 10 sedute durante le quali si cerca di snocciolare il problema, che può essere di tipo scolastico, lavorativo etc.

Durante le sedute si analizzano in primis le motivazioni della persona e, di conseguenza, l’obbiettivo che essa vuole raggiungere. Quindi la consulenza va specificatamente alla ricerca della risoluzione di un problema legato al “qui ed ora”; nel caso in cui non si arrivi a raggiungere l’obbiettivo prefissato, è necessario rivolgersi alla psicoterapia.

Come può una persona che non mi conosce aiutarmi a conoscermi meglio? 

Attraverso ciò che una persona esprime. Mi spiego meglio: quando si inizia un rapporto cliente-terapeuta, il terapeuta in base all’approccio che usa, che può essere direttivo o non direttivo, pone delle domande alla persona in maniera specifica, per poter capire cosa utilizzare per aiutare il paziente. In pratica vi sono delle domande specifiche che vengono poste al soggetto così da poter “Indagare” sul vissuto dello stesso. Se si tratta di psicoterapia, si parte dal “qui ed ora” per arrivare al passato, quindi si parte dal problema di oggi per arrivare a capire come è nata la difficoltà, andando così a lavorare sul passato. Per quanto riguarda la psicoanalisi il procedimento avviene al contrario, ovvero si parte in maniera molto direttiva, partendo dal passato e arrivando al “qui ed ora”.

Quali sono i problemi più diffusi dei giovani? 

Il primo problema che riscontro al mio sportello d’ascolto è quello dell’ansia.   L’ansia è portata dalla relazione genitoriale ed è dovuta, nella maggior parte dei casi, dalla mancanza di ascolto e comunicazione tra i genitori e figli. Naturalmente questa mancanza di comunicazione porta ad un aspetto che fa sviluppare ansia e depressione. Negli ultimi anni in ambito scolastico, è aumentato molto l’autolesionismo. Ciò vuol dire che il ragazzo si procura dolore sul dolore, cercando di dare una giustificazione al proprio male “tagliandosi“. Questa forma è portata da sintomi depressivi, da forte tensione e ansia.

Cosa consiglierebbe al ragazzo? 

Il ragazzo dovrebbe cercare una persona con cui parlare. Questa persona generalmente non dovrebbe essere solo un amico, ma il ragazzo dovrebbe affidarsi ad un esperto che possa aiutarlo. E soprattutto dovrebbe cercare di non contare solo su se stesso, perché ci sono delle persone adatte ad aiutarlo. Il ragazzo non si deve sentire solo.

Qual è la differenza tra Psicologo, Psicoterapeuta e Psichiatra? 

Lo psicologo non può fare psicoterapia, si ferma alla consulenza. Per consulenza si intendono le fatidiche 10 sedute che vengono fatte per poter risolvere il problema del “qui ed ora”. Ad esempio il paziente confida un problema di tipo lavorativo e io, in qualità di psicologa, lo risolvo.

Cos’è la psicoterapia? La psicoterapia va nel profondo, ovvero se dopo le 10 sedute che sono state fatte, il paziente non ha risolto il problema, vuol dire che c’è una problematica più profonda. A questo punto la psicoterapia va a indagare sul vissuto profondo e perciò non c’è un tempo ben definito per risolvere tale difficoltà.

La psicoanalisi parte dal passato per arrivare al “qui ed ora”, si basa soprattutto in maniera direttiva perché lo psicanalista, a differenza dello psicoterapeuta, fa delle domande specifiche alle quali la persona deve rispondere. Lo psicoterapeuta, invece, lascia che le persone parlino e si lascia guidare dal vissuto che la persona porta. Questa è la netta differenza tra psicoanalisi e psicoterapia.

Lo psichiatra invece è un medico a tutti gli effetti, non ha niente a che vedere con la psicoterapia, a meno che non diventi anche psicoterapeuta. Lo psichiatra, essendo medico, è l’unica persona che – in équipe con lo psicoterapeuta o lo psicoanalista – può prescrivere i farmaci. Questo perché lo psicoterapeuta, lo psicoanalista o lo psicologo non sono abilitati alla prescrizione dei farmaci. Tutti coloro che non sono psichiatri e si permettono di prescrivere farmaci devono essere denunciati ,perché stanno abusando della propria professione.

Cosa pensa dell’evento tenutosi presso il nostro Istituto che ha visto come ospite la psicoanalista Françoise Josselin? 

Da un punto di vista professionale si è potuto constatare la differenza tra psicoanalista e psicoterapeuta. Infatti Françoise Josselin è una psicanalista e, durante la riunione, ha lavorato molto sul vissuto direttivo della persona. Ha parlato dell’inconscio, citando Freud, dei problemi dell’adolescenza alla luce delle pulsioni sessuali e di come lo sviluppo della sessualità ci influenzi dall’infanzia all’adolescenza. Condivido appieno ciò che Mme Josselin ha detto, naturalmente però, essendo psicoterapeuta, ho un punto di vista diverso, perché secondo me non tutto è improntato sulla sessualità: l’adolescenza è un insieme di pulsioni che riguardano l’insieme del vissuto della persona.