Il disturbo ossessivo compulsivo  è un problema poco conosciuto, ma molto presente nella società d’oggi, specie tra i giovani. Ecco cos’è e come si manifesta

di Moreno Melchiorri

Il disturbo ossessivo compulsivo è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni in grado di farci perdere il controllo della nostra vita.

È un disturbo che colpisce maggiormente i ragazzi tra i 15 e i 25 anni, ma può colpire anche i bambini, gli adulti e gli anziani; circa il 2-2,5% della popolazione mondiale ne soffre, ciò significa che su 100 neonati, 2 o 3 svilupperanno tale disturbo nell’arco della propria vita. Oggi, in Italia, si contano circa 800.000 persone affette da questa malattia.
L’intensità del disturbo varia a seconda dello stato d’animo della persona: più si è stressati e più la malattia può peggiorare. Nei casi più gravi l’individuo colpito non riesce più a dormire. Chi ne è affetto non può né contrastare né nascondere le sue azioni e i suoi pensieri e questo sforzo lo porta a modificare il suo carattere e comportamento; da qui può anche nascere il bipolarismo.

I sintomi sono la presenza di ossessioni e compulsioni che occupano gran parte della nostra giornata, interferendo con le normali attività quotidiane che svolgiamo; ad esempio questo disturbo ridurrà la nostra concentrazione e la nostra attenzione.

Le caratteristiche che ci permettono di riconoscerlo sono: la ripetitività, la frequenza e la persistenza dell’attività ossessiva e la sensazione che questa attività sia a noi imposta.

Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini che insorgono improvvisamente nella nostra mente e vengono percepiti come intrusivi e fastidiosi.

Nel caso il disturbo sia in uno stadio avanzato, il soggetto colpito sarà sempre a disagio in luoghi pubblici e, soprattutto, vivrà con una grande sofferenza dentro di sé.

Esempi di ossessioni sono pensieri come “Potrei infettarmi con il virus Hiv se tocco la porta del bagno della discoteca” o “Non devo pensare al nome delle persone a cui voglio bene in ospedale, altrimenti potrebbero ammalarsi”, “Se non controllo che tutti i file siano chiusi, qualcosa di brutto accadrà”, “Potrei dire qualcosa di brutto senza accorgermene”.

Ecco, tali pensieri sono frequenti, persistenti, fastidiosi; tanto sono persistenti e fastidiosi che non lasciano vivere in modo rilassato l’individuo, a tal punto da poterlo portare all’esaurimento nervoso.

Le compulsioni, invece, sono azioni mentali e comportamentali che si manifestano in risposta alle ossessioni e che ne rappresentano un tentativo di soluzione; di solito sono seguite da un senso di sollievo dal disagio causato dalle ossessioni, seppure temporaneo, poiché l’ossessione si ripresenterà poco dopo.

Ad esempio, disinfettare le mani con l’amuchina come risposta all’ossessione “Le mie mani sono piene di germi pericolosi” è un tentativo di allontanare il problema. Oppure fare un preghiera in risposta all’ossessione “ho pensato un numero che porta male”, rappresenta un tentativo di rassicurarsi per il timore che possa, per propria responsabilità, accadere qualcosa di negativo per sé o per altri.

Chi soffre del disturbo di solito nasconde le proprie preoccupazioni: percepisce i suoi comportamenti e pensieri come assurdi e inquietanti e se ne vergogna.

Espressioni frequenti in chi soffre di questo disturbo sono “Non capisco perché mi comporto in questo modo”, “Forse sto diventando matto!” o “Se le persone sapessero che ho questi pensieri mi prenderebbero per pazzo!”.

Una grande parte della sofferenza di chi soffre di DOC dipende proprio dal fatto di rendersi conto dell’esagerazione e dell’irrazionalità dei propri timori e comportamenti: questa consapevolezza spinge a contrastare ossessioni e compulsioni, con effetti che generalmente aggravano i sintomi e la sofferenza.

Esistono vari categorie di DOC: disturbo ossessivo compulsivo da controllo, da contaminazione, da accumulo, da ordine e simmetria e da superstizione eccessiva.

Il disturbo ossessivo compulsivo, di qualunque categoria sia, distrugge lentamente e gravemente la vita di chi ne soffre: distrugge la mente e il corpo. Distrugge le nostre relazioni, la nostra vita sociale.

Le cause possono essere traumi infantili oppure un’educazione troppo rigida e severa, mentre è da escludere che sia una malattia genetica o ereditaria.

Le percentuali di guarigione sono abbastanza alte (60-70%), ma, per guarire, sarà necessaria una grande collaborazione con uno psicologo esperto. E poi, si sa, con molta forza di volontà TUTTO è possibile

Fonte: Associazione di Psicologia Cognitiva, www.apc.it