Un’intervista esclusiva con Pietro Bassi, autore di un bellissimo saggio su “Harry Potter e la scienza”, tutto incentrato su questo (a volte) difficile rapporto tra conoscenza e magia. Ma siamo davvero sicuri che sia così?

La redazione

Basta andare sul sito della casa editrice Zanichelli per trovare due corposi saggi, scritti da un autore straordinario (come avrete modo di scoprire tra breve) sul rapporto tra il maghetto più famoso di sempre e il sapere scientifico

Un’intervista ricca di spunti di riflessione, perché non c’è niente di più serio della fantasia e dell’immaginazione,  e – ovviamente – per capire il mondo non c’è niente di più bello e utile di un libro…

 

Pietro Bassi, lei è un personaggio straordinario. Leggiamo dalla sua biografia (più o meno ufficiale): “nato nel 1979 a Bologna, vive nei boschi dell’alto Appennino emiliano. Perito agrario, laureato in sociologia della letteratura, è appassionato naturalista, musicofilo, filmologo, bibliomaniaco e lavora per Zanichelli come editor, webmaster e ufficio stampa”… Fosse un po’ mago anche lei?

Grazie, “prendo su e porto a casa”, come si dice dalle mie parti. Ma a essere sinceri l’unica straordinarietà che (eventualmente) mi contraddistingue è quella di essere un lettore molto vorace. Leggo tutti i giorni, da molti anni, in qualsiasi condizione, sia per lavoro che per passione.

Se potesse incontrare J.K. Rowling, che domanda le farebbe?

“Ciao, come va oggi con i Dissennatori? Hai abbastanza cioccolato o non ne hai più bisogno?”

Tre parole per definire la saga di Harry Potter…

Epocale, appassionante, utilissima.

Quale è il suo libro preferito della saga? E il film? Meglio il maghetto di carta stampata o di celluloide?

Difficile rispondere, perché ogni libro ha senso e introduce qualcosa di importante che ti tiene incollato alle pagine. Forse sono più affezionato al primo, grazie al quale si entra in quel mondo nuovo e prodigioso per la prima volta, con Harry ancora piccolino e ignaro.

Sono rari i casi in cui il film è preferibile al libro. Dunque, anche in questo caso, meglio la carta. Nel caso di Harry Potter trovo che siano buoni film, utili a spingere alla lettura dei libri tutti coloro che ancora non li hanno letti. È anche il mio caso.

Prima ho visto i film, poi mi è venuta voglia di leggerli, soprattutto per capire i motivi di tanto clamore. Alla fine la saga l’ho letta due volte (e mentre la leggevo ero nelle pagine, non nei fotogrammi dei film, che avevo rimosso). La prima nelle notti insonni dei primi mesi di vita di mio figlio, circa 5 anni fa. La seconda apposta per scrivere questi due articoli. Probabilmente, fra alcuni anni, mi verrà voglia di rileggerli una terza volta.

Harry Potter è una saga per ragazzi oppure no? Per quale motivo consiglierebbe a un adulto di leggerla? Perché è diventata, come lei stesso scrive, “un successo senza precedenti nella storia dell’umanità”?

Fior di critici hanno tentato di rispondere all’ultima domanda, ma la vera risposta è un’altra domanda: chi lo sa veramente? Nel mio pezzo ho azzardato qualche ipotesi: “sono libri scritti bene e in modo semplice (e la semplicità, nella scrittura, è molto più faticosa della complessità); sono pieni di invenzioni originali o di rielaborazioni archetipiche e folkloriche; restituiscono un mondo che, per quanto assurdo, risulta perfettamente coerente; e, soprattutto, la lettura è così divertente e appassionante che è difficile interromperla”.
Detto questo, la verità è che nessuno ha la bacchetta magica. I casi editoriali veramente grandi sono casuali, imprevedibili e frutto soprattutto del passaparola. Basti pensare, in Italia, ad Andrea Camilleri o a Gomorra di Saviano, che inizialmente ebbe una tiratura di pochissime migliaia di copie.

Come si legge fra le righe, non penso che Harry Potter sia solo una saga per ragazzi. Tutt’altro. Penso che siano ottimi libri, divertentissimi da leggere a qualsiasi età. Ma nei consigli di lettura, ognuno deve fare la propria parte: quali tasti deve toccare un adolescente per convincere un adulto a leggere Harry Potter? Ogni caso ha risposte diverse…

Per questo, personalmente, non consiglio agli adulti di leggerla. Un adulto che è anche un buon lettore l’ha già sicuramente letta, oppure ha intenzione di farlo, come accade con la Recherche di Proust… Alla base c’è sempre la curiosità, una parola che ritorna.

Nei suoi articoli si legge che c’è chi, anche in Italia, ha biasimato il successo della saga perché “le malìe del genere fantasy distoglierebbero le menti dei giovani da un approccio scientifico all’universo, alla vita e a tutto quanto”… Niente di più falso, no?

Esatto, niente di più falso, come dimostrato, oltre che da Marco Ciardi, anche da questo interessante articolo scritto da un americano su uno studio italiano svolto all’Università di Modena e Reggio Emilia.
Mi permetto di aggiungere che dove c’è lettura non può esserci nulla di sbagliato; dove ci sono libri c’è quasi sempre giustizia. Non è un caso che i totalitarismi, oggi come ieri, amino bruciare i libri (la parte finale della citazione che avete usato nella domanda è un omaggio al grande Douglas Adams, che vi consiglio di leggere).

Magia, alchimia, stregoneria… Sono, in fondo, tutti antichi nomi per quella che oggigiorno chiamiamo scienza, no?

Beh, in effetti non proprio. La scienza viene da lì, certo, e infatti Newton ha scritto molte più pagine di alchimia che non di scienza, ma la sua legge di gravitazione universale ha superato le prove del tempo grazie anche al fatto che altri scienziati, dopo Newton, hanno potuto verificarne la validità, mentre la pietra filosofale rimane semplicemente una (bella) storia da raccontare.

In sintesi, e volendo semplificare un po’, il successo della scienza è tale grazie al metodo scientifico, che ne è il fondamento. In effetti, quando abbiamo una brutta bronchite ci rivolgiamo al medico, non allo stregone. E grazie agli antibiotici guariamo…

Harry Potter è un fantasy, d’accordo, ma possiamo pur dare una parvenza di scienza al suo mondo magico? Pensa che l’autrice si sia comunque documentata in ambito scientifico prima di attingere ad alcuni argomenti?

È proprio ciò che, per divertimento, ho tentato di fare. Estrapolare alcuni elementi riconducibili al nostro mondo naturale, “reale”, per sottrarli a quel mondo magico e usarli per parlare di scienza e di divulgazione scientifica, che in Italia non ha la diffusione che meriterebbe, nonostante siano continuamente pubblicati ottimi libri, molto più appassionanti di tanta narrativa.

Non credo che la Rowling abbia studiato testi scientifici apposta per scrivere Harry Potter. Alcune idee girano nell’aria senza bisogno di approfondirle, e sono finite nei suoi romanzi. È anche vero che per scrivere una saga del genere bisogna essere estremamente scrupolosi, e non mi stupirebbe scoprire che in realtà un po’ si è documentata. Potrebbe essere la seconda domanda che le farei: “Hai mai letto nulla di (o su) Darwin, Einstein, Galileo, Feynman, Pasteur?”

I suoi articoli – che definisce un “gioco intellettuale magico-scientifico” – sono ricchi di rimandi ad altri libri “seri”, che siano saggi, trattati o testi scientifici… Leggere è, in fondo, una malattia contagiosa, una finestra aperta sul mondo, anzi su tutti i mondi possibili, un’esercizio da consigliare a tutti… Perché secondo lei i ragazzi di oggi (e non solo i ragazzi) leggono purtroppo così poco?

Leggere, secondo me, salva la vita. Non è una frase a effetto. Lo dice uno che a 12-14 anni voleva fare il pilota professionista di moto… Forse è vero che i ragazzi, oggi, leggono poco. Ma ho come l’impressione che leggano comunque più dei loro genitori…

Aggiungo solo una cosa: tutti (ragazzi, genitori, nonni) dovremmo spegnere lo smartphone, a un certo punto della giornata, dimenticarcene, e aprire un libro. Per questo diffido di chi dice che non riesce a leggere perché non ha tempo. Il tempo si trova, eccome. Basta volerlo. Un giorno forse ci arriveremo, mi auguro, e i libri saranno sempre lì, splendidi oggetti portatori di senso e passione.

E, per finire, la domanda da un milione di dollari: la scienza e la tecnologia ci rendono davvero più felici? Oppure la vita va vissuta sempre con un pizzico di mistero e di fantasia che la renda migliore? (praticamente insieme ad Harry Potter, insomma…)

Penso che la felicità sia sopravvalutata, un po’ come l’amore comunemente inteso (vedi la seconda parte di Harry Potter e la Scienza). Siamo cresciuti nella convinzione che essere felici fosse un diritto, ma non lo è. Essere curiosi, quello sì che è un diritto, ed è dovere di ognuno di noi cercare le risposte alle domande che ci assillano: se la felicità può esistere, è in questa ricerca, secondo me. E nelle “piccole” cose quotidiane, non nella scienza o nella tecnologia, che principalmente ci danno strumenti (intellettuali e materiali).

Per il resto, mi sembra che la scienza sia mossa proprio dal mistero. Sono più le cose che non sappiamo rispetto a quelle che sappiamo. Per esempio, cosa diavolo sono la materia oscura e l’energia oscura che compongono la gran parte dell’universo?

Se mai vivrò abbastanza da conoscere la risposta a questa domanda, quel giorno sarà un grande giorno. Ma sarò più felice di quando mio figlio ha imparato ad andare in bicicletta? Temo di no.

Grazie di cuore per le vostre domande. Vi auguro di leggere tanti buoni libri che vi appassionino e che siano in grado di modificare il vostro sguardo. Da cosa nasce cosa, si dice. Con i libri è uguale: da un libro si passa ad un altro libro, in un bellissimo labirinto di pagine.

(una bellissima intervista, non c’è che dire. Di cui ringraziamo infinitamente Pietro Bassi, e la casa editrice Zanichelli e l’amico Luigi Piro che l’hanno resa possibile)