Nel 1983 fu chiesto al grande scrittore e scienziato di ipotizzare come sarebbe stata la Terra nel 2019: questa la sua visione del tempo attuale, tra realtà e utopia…

La redazione

La fantascienza, si sa, è quella cosa che agli inizi sembra impossibile, poi piano piano diventa realtà. Méliès nel 1902 aveva immaginato – tra l’incredulità generale – la conquista della Luna… un evento considerato folle all’epoca, salvo poi realizzarsi nel 1969

Gli scrittori del fantastico, insomma, più che inventare, predicono il futuro e tra questi forse il più immaginifico è stato il grande Isaac Asimov, di cui ricorre in questi giorni il centenario della nascita (2 gennaio 1920)

Nato in Russia, presto trasferitosi negli Stati Uniti, una laurea in Chimica, Asimov è stato un autore tanto prolifico quanto visionario: è infatti considerato il padre ideale della Robotica, ovvero della tecnologia che – a detta di tutti – dominerà i prossimi decenni

Ma Asimov ha fatto anche di più, provando a immaginare nel dicembre 1983 quello che sarebbe stato il 2019: allora era futuro, ora è realtà. La domanda era “Come sarà il mondo tra 35 anni?” e gli scenari ipotizzati dal romanziere si sono rivelati – oggi lo sappiamo – almeno in parte esatti

Computer e robot per il quotidiano

A partire dall’informatizzazione della vita quotidiana, che sarebbe diventata essenziale per ciascuno di noi, in chiave professionale e domestica. Giova ricordare che nel 1983 l’informatica era appena agli albori, almeno nella sua dimensione consumer: pochi mesi dopo sarebbe apparso sul mercato Macintosh – il primo pc davvero user-friendly – mentre Windows era ancora di là da venire

Gli uomini del 2019, quindi, avrebbero beneficiato di macchine intelligenti, in primis i robot, che li avrebbero sollevati delle mansioni più gravose, lasciando loro più tempo libero per dedicarsi alle loro passioni. Un’ipotesi che, però, portava con sé la necessità di una nuova alfabetizzazione, a sottolineare l’importanza sempre crescente del peso dell’istruzione nel determinare i destini dei popoli

Una scuola migliore – ma diversa – per un mondo migliore

La vera rivoluzione del 2019, dunque, rimaneva legata per Asimov al mondo della conoscenza, e della scuola, sia pure in una veste molto diversa: le informazioni sarebbero arrivate direttamente a casa grazie al computer, e ogni studente – ma anche ogni adulto – avrebbe potuto imparare ciò che voleva nei tempi e nei modi preferiti

Una visione un po’ ottimistica, che avrebbe avuto conseguenze ancor più positive, per quanto a oggi utopistiche: questa crescita personale avrebbe portato con sé un nuovo benessere politico e sociale, con un governo mondiale sinonimo di pace e cooperazione, superando i conflitti tra le varie nazioni

Anche i macroproblemi globali, come ad esempio il degrado climatico e l’inquinamento – che già allora lo scrittore identificava come una crescente e severa minaccia per l’umanità – sarebbero stati risolti in virtù di un riconosciuto bene comune e grazie al progresso tecnologico

E qui, purtroppo, viene il punto dolente, visto che Asimov ha centrato solo a metà la sua previsione: se da un lato infatti ha saputo ben visualizzare la grave situazione in cui versa attualmente la Terra, dall’altro non sembra che i vari governi abbiano ancora raggiunto la consapevolezza di porvi rimedio…

La risposta viene dallo spazio

Nel 2019, diceva Isaac, l’uomo sarà un cittadino dello spazio: avremo conquistato definitivamente la Luna, creandovi una stazione spaziale permanente abitata da essere umani, che sarà anche la base per sviluppare altre colonie spaziali da collocare in orbita – attorno al pianeta e oltre – anche allo scopo di smaltire i rifiuti

Potremo per di più usare il nostro satellite per creare nuovi materiali e sviluppare nuove fonti di energia – pulita e a costo zero, come ad esempio le centrali elettriche solari – da inviare alla Terra, per una rivoluzione energetica e industriale che porterebbe ricchezza e serenità a livello planetario

Un’altra previsione che suona oggi molto ottimistica, anche se Trump ha dichiarato a luglio scorso, nel celebrare i 50 anni del primo sbarco sulla Luna, di voler riprendere il programma spaziale americano, portando a breve gli uomini sul nostro satellite e poi su Marte. Peccato però che poi abbia aggiunto di volerlo fare non per il bene dell’umanità, ma per “ristabilire il predominio e la leadership della nostra nazione nello spazio per i secoli a venire”…

Forse quel che in definitiva Asimov non aveva previsto, dunque, è che l’uomo, con la sua grettezza e la sua piccolezza d’animo, in questi 35 anni non sarebbe cambiato più di tanto…