Le coppie omosessuali sono ormai una realtá, eppure oggi in Italia due persone dello stesso sesso possono unirsi civilmente, ma non sposarsi

di Lucrezia Luttazi e Valentina Marinacci

In molti paesi, per la precisione 27 nel mondo e 16 europei, è permesso il matrimonio anche tra coppie dello stesso sesso, mentre in Italia questa possibilità non è stata ancora legalizzata.  L’Olanda è stato il primo paese al mondo ad aver autorizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso nell’aprile 2001, compresa la possibilità di adozione.

Da noi sono riconosciute solo le unioni civili con una legge del 2016 denominata “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze” o “legge Cirinnà”, dal nome della senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà. promotrice della norma.

Per unione civile si intende il riconoscimento giuridico della coppia formata da persone dello stesso sesso, con estensione alle coppie omosessuali di gran parte dei diritti e doveri previsti per il matrimonio civile, ma non tutti. Si registra la propria unione presso un ufficiale di stato civile e l’atto viene iscritto nell’archivio dello stato civile. Unione, quindi fatta in Comune e non all’altare, perché il rito religioso non è contemplato. Dall’unione civile deriva l’obbligo reciproco di assistenza morale e materiale e alla coabitazione.

Rispetto al matrimonio, la legge non fa cenno né all’obbligo di fedeltà, né a quello di collaborazione. Nel matrimonio civile la moglie aggiunge il cognome del marito, mentre per l’unione civile è possibile che la coppia scelga il cognome di famiglia. Possono indicarne uno comune, scegliendolo tra i loro cognomi o mettendoli entrambi. All’anagrafe ognuno manterrà il proprio, come sulla carta d’identità o sul passaporto, per intenderci.

In Italia una legge del genere fu proposta per la prima volta nel 1986, e negli anni Novanta le proposte si intensificarono. Nessuno di questi disegni di legge però arrivò mai all’ordine del giorno dei lavori delle Camere, fino alla legge del 2016.

La sera dell’approvazione del disegno di legge si tennero sit-in di festeggiamenti in diverse piazze italiane e alcuni sindaci fecero illuminare i loro Municipi con i colori della bandiera arcobaleno. Non mancarono al tempo stesso le proteste e le polemiche soprattutto da parte del mondo cattolico.

Dopo due anni dall’emanazione della legge, sono state 8.506 le coppie omosessuali che si sono unite civilmente. In Italia, però, non hanno diritto all’adozione nazionale e internazionale, né uno dei due può adottare il figlio del partner. La giurisprudenza la riconosce, in quanto i giudici, in maniera ormai uniforme, riconoscono alle coppie omosessuali il diritto diventare genitori di un bambino.

La Chiesa è la principale barriera nei confronti dei matrimoni omosessuali, in quanto accetta una sola unione: quella tra uomo e donna. I fondamenti di questa ideologia derivano dalla Bibbia, che dice “la donna nasce dalla costola dell’uomo e unendosi in matrimonio diventano una sola carne”. Nell’Antico Testamento gli omosessuali sono condannati.

I tempi però stanno cambiando e molte religioni danno segni di apertura verso il tema dell’omosessualità. Papa Francesco si è detto “conservatore”, sostenendo che il matrimonio si può concepire solo come unione tra un uomo e una donna, ma è stato il primo pontefice a dichiarare, a maggio 2019, che “siamo tutti figli di Dio: le persone con un orientamento omosessuale hanno diritto a stare nella famiglia e i genitori hanno diritto a riconoscere quel figlio o quella figlia come omosessuale, non si può scacciare dalla famiglia nessuno né rendergli la vita impossibile”. Un primo piccolo passo in avanti…