Il Castello di Maccarese ha una storia antica – tra feste sfarzose, partite di caccia ed episodi bellici – che merita di essere conosciuta e raccontata

di Riccardo M. De Paoli

L’attuale castello di Maccarese sorge probabilmente nel luogo ricordato nel 1254 come villa que dicitur de sancto Georgio. La stessa villa è poi ricordata più tardi come castrum e ancora come casale. Nel 1569, intorno a strutture più antiche, la famiglia Mattei curò la costruzione di una struttura fortificata con quattro bastioni. Nel 1765 i Rospigliosi,  nuovi proprietari della tenuta, fecero poi erigere l’attuale castello, come ricorda l’epigrafe posta sull’ingresso principale. Sotto questa nobile casata, la tenuta fu spesso teatro di sfarzose feste ed esclusive partite di caccia: di esse vi sono varie testimonianze presenti nelle sale del Castello e i quadri settecenteschi di Adrien Manglard al Museo di Palazzo Braschi in Roma.

La pianta del castello è quadrangolare e se ne riconoscono ancora i quattro torrioni cinquecenteschi. Dopo un piccolo vestibolo, si sale con una scala a chiocciola alle due sale più importanti, quella detta della Musica (o dei Paesaggi), decorata con 23 tele riportanti vedute di paesaggi campestri di Maccarese, e quella detta dei Presidenti, dove oggi si svolgono riti di matrimoni civili. Vicino al castello è la piccola chiesa settecentesca intitolata a San Giorgio, con pianta a croce latina, parrocchia fino agli anni ’30 del Novecento. Si tratta forse della ecclesia sancti Georgii già ricordata nel privilegio di Gregorio IX del 1236 tra le chiese dipendenti dalla diocesi di Porto?

La tenuta di Maccarese, che agli inizi del Novecento si estendeva per circa cinquemila ettari tra acquitrini e terreni fertili, soprattutto adibiti a pascolo o caccia e pesca, era stata acquistata nel 1683 per 270 mila scudi dai Pallavicini e quindi era passata per eredità ai Rospigliosi. Ma la sua storia è molto più antica ed essa nasce a seguito di una lunga politica di acquisti, che solo nel 1603 portò all’unione delle tre antiche tenute di Villa san Giorgio, Vaccarese e Cortecchia.

Interessantissima è l’epigrafe murata nel vestibolo del castello, rara testimonianza della colonia romana di Fregenae, che sorgeva intorno alla torre Primavera: il testo ricorda il collegio dei Lares Augustales e il culto di Diana Fregenate. La colonia fu fondata intorno al 246 a.C. , e gli scarsi resti archeologici finora ritrovati ne testimoniano una vita almeno fino alla metà del II sec. d.C.;  probabilmente poi decadde al punto da non essere più ricordata nelle fonti, ma non si può escludere una qualche forma di sopravvivenza di un piccolo centro abitato anche fino al VII-VIII secolo (vedi i casi di Ostia e Porto).

Con la Constitutio de aedificandis turribus in oris maritimis emanata da Pio V, furono costruite 56 torri da Terracina a Tarquinia in un quadro organico di fortificazione del litorale romano contro il pericolo dei corsari barbareschi; tra esse, nel 1574, la torre Primavera, allora sulla linea di costa, ma oggi a circa cinquecento metri dal mare, armata con due falconetti e altrettante spingarde. In evidente collegamento col castello di san Giorgio, alta circa 20 metri e con una base di 11,50 di lato, fu testimone della cattura dell’equipaggio di una nave turca arenatasi sulla spiaggia il 24 Maggio 1748, il ricordo del quale episodio è in uno dei quadri già menzionati di Adrien Manglard del 1756. Nel 1791 la torre è ancora a guardia dello scalo marittimo alla foce dell’Arrone e i suoi sei soldati provvedono “non solo ad assicurare i dritti delle dogane, ma a tener lontano ogni pericolo di estranea matrigna infezione”. Poco dopo la guarnigione fu coinvolta in uno scontro a fuoco con navi inglesi che nel 1808 cercavano di forzare il blocco continentale