“Dobbiamo sempre credere alle nostre osservazioni, per quanto bizzarre possano sembrare. Forse stanno cercando di dirci qualcosa”. Così diceva la biologa Barbara McClintock e la mostra romana lo dimostra appieno

di Silvia Orani

 

È strano a dirsi, ma proprio da delle semplici osservazioni su piante di pisello rugoso,  effettuate nella seconda metà dell’Ottocento da parte di Gregor Johann Mendel , si sono scoperti i meccanismi dell’ereditarietà.

Oggi in epoca moderna per celebrare l’operato di Mendel e del progresso della scienza è stata presentata la mostra  “DNA – Il grande libro della vita, da Mendel alla genomica” in programmazione fino al 19 giugno 2017 presso il Palazzo delle Esposizioni a Roma.

Johann Mendel nacque nel 1822 in Slesia e frequentò per sei anni il ginnasio di Opava. Nel 1840 si diplomò, ma a causa della povertà familiare non poté continuare i suoi studi. Due anni più tardi riuscì ad essere ammesso nel monastero agostiniano di San Tommaso a Brno dove apprese le prime nozioni di agronomia e impollinazione artificiale, tecniche che furono basilari per le sue scoperte future.

La mostra è suddivisa in varie sezioni: nella prima si affrontano i temi storici  dall’infanzia del naturalista ceco, per passare successivamente ai suoi primi studi all’interno del monastero di Brno e lo sviluppo delle teorie sull’ereditarietà.

Vengono posti all’attenzione del pubblico anche temi più delicati, come il mancato incontro tra Mendel e Darwin e il rifiuto sovietico delle ideologie mendeliane e darwiniane.

Seppur entrambi gli scienziati fossero a conoscenza degli studi condotti dal proprio antagonista,  nulla fecero nell’arco della loro vita per scambiarsi le proprie opinioni, pur contrastanti in campo scientifico. Neanche in occasione dell’Esposizione Universale tenutasi a Londra nel 1862,  Mendel e Darwin fecero in modo di incontrarsi. Chissà, magari unendo i loro “geni” avrebbero potuto realizzare nuove  grandi scoperte!

L’altro tema che viene affrontato è il rifiuto delle idee mendeliane e darwiniane in Russia durante la dittatura di Stalin, considerate come false scienze borghesi. In questo periodo l’agronomo sovietico Tromfim Lysenko rifiutò le idee rivoluzionarie di Mendel e di Darwin, perché la certezza delle informazioni contenute nei geni era in contraddizione con le ideologie del comunismo di “forgiare sia un umanità nuova, sia prodotti agricoli modificabili a ogni generazione.” In questo periodo nell’Unione Sovietica staliniana coloro che difendevano la genetica rischiavano la morte. Questo fu il caso del grande agronomo e botanico Nikolaj I. Valilov, autore della prima banca mondiale dei semi, morto nel 1943 nel campo di prigionia di Saratov. Solo nel 1965 la genetica russa riconobbe l’autorevolezza delle tesi mendeliane.

Nella seconda parte della mostra vengono presentati altri protagonisti :

  • Rosalind Franklin che con la sua fotografia 51 (Fotografia a raggi X ) permise la scoperta della struttura elicoidale del DNA
  • Hernrietta Lacks, una giovane afroamericana morta a causa di un tumore della cervice uterina, il cui espianto di cellule definite “immortali” (cellule HeLa) ha consentito lo sviluppo di ricerche in campo medico, come la messa a punto del  vaccino contro la poliomielite. Ricordiamo che sino ad oggi sono circa 11.000 i brevetti ottenuti con l’utilizzo delle cellule HeLa
  • Dolly, il primo animale clonato, e una rassegna di animali clonati (topolini, anfibi, bovini, cavalli, cani e gatti).

La mostra si conclude con la presentazione delle tecniche e  strumentazioni di nuova generazione utilizzate dalla polizia scientifica nei laboratori e sulle scene del crimine. Inoltre per far interagire e appassionare i più piccoli e non solo, la mostra è dotata di giochi multimediali educativi che avvicinano i visitatori al mondo della scienza.

In conclusione, come disse Gregor Johan Mendel, “ Il mio lavoro scientifico mi ha procurato molta soddisfazione e sono sicuro che sarà presto riconosciuto dal mondo intero”. Bene quel giorno è arrivato e possiamo dire che Mendel  aveva proprio ragione, il mondo da allora è diverso e dobbiamo ringraziare uomini e donne come lui che con le loro scoperte hanno rivoluzionato il campo scientifico